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I 10 cibi a rischio secondo Coldiretti

cibo a rischio

La Coldiretti ha diramato un’analisi nella quale ha spiegato quali siano i più comuni allarmi alimentari del 2018. Secondo quanto riferito da Coldiretti, nel 2018 in Italia c’è stato più di un allarme alimentare al giorno, con un totale di 398 notifiche inviate all’Unione Europea. E’ quanto emerso dai dati elaborati dal sistema di allerta Rapido (Rassf), svelati proprio durante la presentazione delle nuove norme che prevedono di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Tale presentazione si è svolta alla presenza di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti e di Luigi di Maio, Vicepremier e Ministro dello Sviluppo Economico.

Coldiretti: gli allarmi alimentari nel 2018

Secondo quanto stimato da Coldiretti, durante il 2018 in Italia ci sono stati 398 allarmi alimentari. Tuttavia la provenienza di tali allarmi non arrivava solamente da prodotti italiani:
prodotti di origine nazionale: 70 (17%)
prodotti provenienti da altri Paesi dell’Unione Europea: 194 (49%)
prodotti provenienti da Paesi extracomunitari: 134 (34%)

Riassumendo, questo vuol dire che quattro prodotti pericolosi su cinque per la sicurezza alimentare arrivano dall’estero, non dall’Italia (83%).

I 10 cibi più pericolosi secondo Coldiretti

Ma quali sono i cibi più pericolosi dal punto di vista della sicurezza alimentare secondo i dati di Coldiretti? Il primo posto spetta al pesce spagnolo, reo di contenere alti livelli di mercurio e pesantemente infestato dal verme Anisakis, responsabile di una grave patologia chiamata Anisakidosi (nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, feci con sangue, grave enterite). Al secondo posto troviamo le ostriche vive francesi, le quali provocano vomito e diarrea a causa del virus Norovirus (nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, febbre, disidratazione). Terzo posto per il pollo della Polonia, responsabile di infezioni da Salmonella enterica (nausea, vomito, diarrea, febbre, dolori addominali).

Scendendo dal podio troviamo in quarta posizione il pesce francese, anche esso contenente larve di Anisakis, in quinta le nocciole della Turchia per via delle Aflatossine (nausea, vomito, diarrea, emorragie intestinali, insufficienza epatica acuta, immunosoppressione, febbre, inappetenza, abbattimento, insufficienza renale, glomerulonefrite, anemia, edema polmonare, edema cerebrale, coma, epatocarcinoma, effetti teratogeni, morte), in sesta le cozze della Spagna contaminate dal batterio Escherichia coli (nausea, vomito, diarrea anche con sangue, affaticamento, febbre) e in settima le arachidi dell’Egitto, sempre a causa delle Aflatossine.

Andando all’ottavo posto abbiamo il manzo refrigerato del Brasile, ricco di ceppi di Escherichia coli producenti la tossina Shiga, mentre al nono troviamo le nocciole dell’Azerbaijan, anche loro col problema delle Aflatossine. In decima e ultima posizione, poi, troviamo di nuovo ceppi di Escherichia coli producenti la tossina Shiga.

Questa la classifica dei dieci cibi più pericolosi secondo Coldiretti:

  1. Pesce della Spagna con mercurio (24 segnalazioni) e infestazione da larve di Anisakis (14 segnalazioni)
  2. Ostriche vive della Francia contenenti Norovirus (23 segnalazioni)
  3. Pollo della Polonia con Salmonella enterica (8 segnalazioni)
  4. Pesce della Francia con larve di Anisakis (8 segnalazioni)
  5. Nocciole della Turchia con Aflatossine (7 segnalazioni)
  6. Cozze della Spagna con Escherichia coli (7 segnalazioni)
  7. Arachidi dell’Egitto con Aflatossine (6 segnalazioni)
  8. Manzo refrigerato del Brasile con Escherichia coli produttori di tossina Shiga (6 segnalazioni)
  9. Nocciole dell’Azerbaijan con Aflatossine (6 segnalazioni)
  10. Pollo del Brasile con Escherichia coli produttori di tossina Shiga (6 segnalazioni)

Sicurezza alimentare: il pericolo dei residui chimici

Coldiretti ha poi sottolineato come i cibi provenienti dall’Italia siano più sicuririspetto a quelli importati. Proprio per questo motivo, il 15 gennaio scorso, una relazione presentata alla Corte dei Conti Europea ha parlato dei “pericoli chimici negli alimenti che consumiamo”, approfondendo il discorso relativo alle tolleranze all’importazione e chiedendo alle Commissione Europea quali misure volesse adottare in modo da garantire che gli alimenti importanti abbiano gli stessi livelli di sicurezza alimentare di quelli realizzati all’interno della UE.

Parlando di residui chimici irregolari, infatti, il numero di prodotti agroalimentari trovati positivi e con livelli da allarme è stato il 4,7%, contro la media dei prodotti europei dell’1,2% e quella italiana dell 0,4%. Questi sono i dati emersi da elaborazioni della Coldiretti effettuate sulla presenza di pesticidi di alimenti venduti in Europa. Questo vuol dire che i prodotti extracomunitari sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte più pericolosi di quelli prodotti i Italia.

Il problema, in caso di allarmi alimentari, è relativo soprattutto alle difficoltà inerenti il rapido rintracciamento dei prodotti a rischio: più velocemente si riesce a rintracciarli, prima verranno tolti dagli scaffali. Un ritardo in questo processo provoca, secondariamente, una diminuzione della fiducia dei consumatori nei confronti di quei prodotti, con riduzione dei consumi, creazione di difficoltà in quel settore economico e anche perdita di posti di lavoro.

Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha così spiegato: “L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti. Va anche tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente”.

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